Conversazione con Annamaria Bortolan su “I colori dell’autunno”

Oggi vi propongo una “conversazione” con Annamaria Bortolan, autrice de “I colori dell’autunno, ma ancora prima essere umano di rara sensibilità. Spero che come me anche voi possiate apprezzare la delicatezza di Annamaria nel toccare le corde dell’anima attraverso le sue parole e le sue idee. A volte basta veramente poco per connettersi con la parte più bella di noi e del mondo, una piccola spinta fuori dalla comfort zone dei pensieri pilotati della società contemporanea.

Un libro può nascere da un desiderio, da un’ingiustizia, da un amore negato o ritrovato, dalla vita stessa, insomma.

Come nasce un libro? Da dove prende spunto l’autore e, nel tuo caso, com’è nato i “Colori dell’autunno”?

Un libro può nascere da un desiderio, da un’ingiustizia, da un amore negato o ritrovato, dalla vita stessa, insomma. Il romanzo “I colori dell’autunno” è nato gradualmente, dalla fusione di due romanzi inediti scritti in tempi e con intenti diversi, non riferibili a vicende accadute ma frutto di fantasia: “Vite in attesa” ossia la storia dello psichiatra David Morone e “L’arte negli inganni amorosi” che comprende la vicenda personale del pittore Gianluca Camogli. Le due storie sono confluite e si sono intrecciate reciprocamente in un unico testo, “I colori dell’autunno”, appunto. Ho lavorato alla stesura di quest’ultimo due anni pieni ma è dal 2009 che ho iniziato a pensarci, raccogliendo notizie sulla malattia mentale grave, la schizofrenia paranoide di cui è malata l’anziana Maya, anche con l’aiuto di una psichiatra e psicanalista, la dottoressa Valentina Zanoli, che ha accettato di rivedere il testo dal punto di vista clinico. Il mio essere critica verso la legge Basaglia che in molti casi concreti ha limitato la possibilità di intervento forzato sui malati gravi sia da parte dei familiari che da parte degli specialisti oltre che il mio background di autrice di saggi di antropologia culturale hanno determinato la scelta di scrivere un romanzo che si occupa anche della “follia”, ben sapendo di addentrarmi in un campo minato.

Mi sono commossa e anche divertita scrivendolo e immagino che il lettore possa rivivere le mie stesse emozioni

Raccontaci brevemente cosa ci si può aspettare dalla lettura di “I colori dell’autunno” che tratta un’argomento così profondo come la perdita di una persona amata.

Mi sono commossa e anche divertita scrivendolo e immagino che il lettore possa rivivere le mie stesse emozioni. David Morone, lo psichiatra vedovo protagonista della vicenda narrata, è un personaggio che mi ha coinvolta profondamente. Il suo amore per Eloisa, il dolore che prova per la sua perdita come pure il suo senso di colpa, è quanto di più struggente possa essere vissuto da un uomo, da un medico che vede morire la moglie, non essendo riuscito a salvarla dal cancro. Ho però voluto inserire nel testo anche numerosi spunti umoristici: la professoressa Rosa, la voce narrante, ha una comicità tutta sua particolare e ciò rende il romanzo ancora più scorrevole. Invece il racconto umoristico “Una scuola folkloristica” posto subito dopo il romanzo con la simpaticissima prof Amy Cofana e il suo preside Tiribalto (e poi di nuovo lo stesso David Morone) come protagonisti, riprende e sviluppa comicamente il tema dei rapporti alunno-insegnante nel mondo della scuola italiana.

La tua laurea in scienze religiose quanto ti ha influenzata nel trattare le tematiche del tuo libro?

Il mondo delle religioni è presente nel romanzo in modo non invasivo. Non è un testo che vuole testimoniare una fede né convertire. Per mezzo del realismo magico ho potuto far filtrare il mondo della fede, del sogno e dell’arte nel libro, come se fra realtà e fantasia non vi fosse lo iato che esiste di fatto. Il risultato è stato sorprendente e molto gradevole. Il cristianesimo e soprattutto il buddhismo zen hanno fornito spunti considerevoli nella strutturazione della storia e, in minima parte, anche nello stile.

La nostra società ha bisogno di una spinta etica che si è andata perdendo nel corso degli anni.

Parlare dell’amore e dei sentimenti in un mondo così altamente tecnologico e votato all’individualismo sembra quasi una sorta di ribellione. L’intimità, anche della morte, sembra oggi spogliata del suo significato. Cosa pensi si possa migliorare nella nostra società di oggi per riavvicinarsi alla propria umanità?

È una domanda difficile. La nostra società ha bisogno di una spinta etica che si è andata perdendo nel corso degli anni. L’arrivismo, l’arroganza, la disonestà e la malafede dipendono non tanto da una oggettiva incapacità relazionale ma dal considerare il proprio ego come scorporato da quella totalità che è l’umanità stessa di cui noi siamo parte. Le religioni potrebbero aiutare gli uomini a riscoprire quel senso della sacralità dell’esistenza, quel rispetto profondo verso gli altri che è fondamentale nel vivere civile, a patto che gli stessi rappresentanti del sacro sappiano mettere se stessi in discussione, evitando atteggiamenti integralisti che seminano solo odio.

C’è un aneddoto divertente che vuoi condividere riguardo all’avventura che stai vivendo con “I colori dell’autunno”?

Cito una gaffe che ha coinvolto un’altra mia amica scrittrice, Liliana Sghettini. Mesi fa avevamo chiacchierato via Facebook del più e del meno, dei nostri scritti anche. Poi, a un certo punto, mi era arrivato un messaggio in cui Liliana mi diceva di avere perso una figlia. Oh santo cielo, penso, ecco perché l’avevo vista così coinvolta in relazione alle mie poesie e al mio romanzo… Così le mando qualche messaggio di conforto, sommessamente e con grande pudore. Per farla breve, sua figlia è viva e sta bene, per fortuna. A farla morire ci aveva pensato il correttore ortografico!

Non avere fretta: lascia sedimentare il testo per qualche mese e poi rileggilo e fai l’editing. Allora sarà perfetto.

Che consiglio daresti a chi volesse scrivere e pubblicare un libro?

A chi volesse scrivere un libro direi: non cercare una storia, lascia che sia lei a prenderti, a imporsi nei tuoi pensieri. Poi leggi molto, occupati di quello che hanno scritto gli altri, leggi i classici, i best-sellers e i nuovi autori di self-publishing. Fai qualche esercizio di scrittura, paragona onestamente qualche tua pagina a quelle scritte da un grande della letteratura, a tua scelta. Che cosa manca nel tuo testo perché possa essere bello e profondo come il modello che hai scelto? Allenati e attua le modifiche necessarie, senza imitare lo stile altrui, però. Infine per pubblicare un libro non fissarti sui grossi gruppi editoriali: anche se sei bravissimo probabilmente non ti leggeranno mai. L’alternativa del self-publishing con un partner serio e affidabile (io ho scelto StreetLib) oggigiorno è l’unica via percorribile in tempi brevi. Ma non avere fretta: lascia sedimentare il testo per qualche mese e poi rileggilo e fai l’editing. Allora sarà perfetto.

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